Cool Runnings (Quattro sotto zero)

Scheda caricata in Fiction da - Gennaio 02, 2016
Cool Runnings (Quattro sotto zero)

Basato su una storia vera, in questa divertente commedia quattro atleti giamaicani sfidano la sorte gareggiando in occasione delle Olimpiadi di Calgary (Canada) in qualità di corridori di bob. Con risorse esigue e con nessuna esperienza, compiere l’impresa per questo gruppo di “ragazzi dei tropici” si prospetta faticoso. Nonostante tutto, Derice Bannock, Sanka Coffie, Yul Brenner e Junior Bevil si recano nella fredda Calgary per competere sul ghiaccio. I quattro giamaicani si assicurano la cooperazione di un ex campione americano di nome Irv che cede alla tentazione di allenare un team di “novizi”. Irv è determinato a trasformare il quartetto in un team di campioni. Il percorso è pieno di imprevisti, ma grazie all’orgoglio, alla determinazione e alla dignità, anche i sogni impossibili si realizzano.


 

“Situazioni ora tese ora allegre, caratteri solo un po’ sbozzati ma con i colori giusti, figure di contorno – genitori, fans – evocate senza troppi patetismi e, al momento dell’ impresa, le tensioni di sempre anche se, questa volta, a differenza dei vari Rocky, non ci saranno né trionfi né medaglie ma solo la considerazione degli sportivi di fronte a delle gesta a priori abbastanza temerarie. Si può seguire così: sia per la festosità di molti episodi, sia per la concitazione delle gare, pronte non di rado a riservare, anche delle sorprese. (Gian Luigi Rondi, ‘Il Tempo’, 14 febbraio 1994)

“Quattro atleti neri nel circo bianco. L’anno è il 1988, il luogo Calgary, in Canada. Per la prima volta nella storia delle Olimpiadi invernali, un team di bob su ghiaccio partecipa con i colori della tropicale bandiera giamaicana. Il fatto incongruo e paradossale, è realmente accaduto, e John Turteltaub (‘Tre ragazzi ninja’) si è precipitato a trarne una piccola ma insipida epopea decoubertiniana, intrisa di incrollabili valori americani (la sfida impossibile, il sogno che si avvera, la leale competizione come test morale) sintetizzabili in un concetto sempreverde: chi la dura la vince – o quanto meno non sfigura.” (Stefano Martina, ‘Il Messaggero’, 21 febbraio 1994)

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